A Paul Gauguin si deve il merito di aver portato all’attenzione dell’Occidente le bellezze polinesiane. Ma come mai esiste un legame tra l’artista francese e queste terre lontane? Perché il pittore è voluto fuggire dalla realtà a cui era abituato?
Esperienza suggerita: prenota un volo per la Polinesia sulle tracce di Gauguin e preparati alla partenza vedendo il docu-film “Paul Gauguin a Tahiti”.
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Quando si immagina il viaggio dei sogni nella maggior parte dei casi lo si associa a spiagge di sabbia color borotalco lambite da acque turchesi talmente trasparenti da poter ammirare il fondale attraverso la superficie e sullo sfondo una fitta vegetazione abitata da specie tropicali.
La Polinesia è uno di quei luoghi dei desideri che esercita un richiamo ipnotico sui viaggiatori di tutto il mondo, ma è anche grazie all’ispirazione data dal contributo dell’arte se l’arcipelago affascina così tanti turisti.
È il caso delle opere di Paul Gauguin, artista francese post impressionista, partito in cerca di pace e ispirazione lontano dalla frenesia del mondo moderno alla volta di un paradiso ancora inesplorato e distante dalle rotte turistiche: Tahiti. Un artista a cui si deve il merito di aver portato all’attenzione dell’occidente mondi lontani per paesaggi e cultura.
Paul Gauguin e la ricerca dell'io
“Verrà un giorno in cui mi rifugerò nella foresta in un’isola dell’oceanoa vivere d’arte, seguendo in pace la mia ispirazione”.
Con questa promessa, nel 1891 Paul Gauguin salpa da Marsiglia a bordo della nave che lo condurrà verso la sua nuova vita nella Polinesia Francese per allontanarsi dalla Francia del fermento di fine Ottocento non più capace di dargli stimoli o, forse, di dargliene troppi. Un viaggio che lo porterà a esplorare l’animo umano e le mille sfumature della civiltà.
Un’infanzia divisa tra America Latina ed Europa fa di Gauguin un giovane cosmopolita, aperto alle influenze del mondo, e di conseguenza un adulto che vive in maniera intensa il richiamo dell’inesplorato. Dopo anni di vita medio-borghese in Europa, decide di trascorre ai Tropici – prima a Tahiti e poi a Hiva Oa, nelle Isole Marchesi – dodici anni fino alla sua morte nel 1903 con un unico obiettivo: andare alla ricerca della vita semplice e di quell’autenticità che caratterizzerà poi le sue opere.
L’interesse per la cultura maori, le usanze locali e le scene di vita quotidiana sono la fonte di ispirazione perfetta di che andava cercando e che trovano espressione nei quadri dai tipici colori vivaci in contrasto con il buio del mondo moderno, con il merito di aver portato alla conoscenza dell’Occidente mondi lontani.
Una vita, quella dell’artista, fatta però di contraddizioni: se da un lato rifugge il mondo moderno, dall’altro è a lui che si rivolge, al pubblico dell’occidente. Ed è forse proprio questa tensione a rendere le sue opere così emozionanti che quando ci si ferma a osservarle – oggi come allora – si ha la sensazione di poter per un attimo dimenticare da dove si viene è e immaginarsi dove, invece, si vorrebbe essere.
Il ritorno alle origini e alla vita semplice, contro l’avanzare della società. Opere raffiugranti l’umanità più genuina, racchiuse tra le mura moderne dei più importanti musei internazionali.
Sulle tracce di Gauguin
Forse è proprio quella sensazione di distacco dalla frenesia quotidiana ciò che colpisce maggiormente della Polinesia: noi, come Gauguin, soggetti in fuga dal mondo a cui siamo abituati, per ritagliarci il nostro spazio nell’universo.
Un viaggio nelle isole del Pacifico permette di entrare a contatto con il proprio io più autentico, semplicemente lasciandosi andare alle sensazioni che la natura e i sorrisi degli abitanti del luogo regalano.
Una volta atterrati a Tahiti, la più grande delle isole della Polinesia francese, quello che colpisce è il profumo distintivo di fiori misto salsedine con cui ti accoglie e le sfumature quasi irreali dei colori dei suoi paesaggi: un ambiente da cartolina, ancora più bello di come immaginato.
E allora crescerà naturale la voglia di esplorare i dintorni immaginandosi ai tempi di Gauguin, per chiedersi che cosa lo abbia colpito in maniera così forte da decidere di trascorrere lì l’ultimo periodo della sua esistenza.
Papeete, la capitale, ancora troppo caotica e civilizzata, non sarà la destinazione definitiva. Il pittore decide di trasferirsi più a sud, in riva all’Oceano, nel villaggio primitivo di Mataiea, dove dipinge alcuni tra i quadri più iconici. È tempo poi di spostarsi sull’isola di Hiva Oa, ancora più selvaggia, dove costruisce la sua abitazione-atelier, la Maison du Jouir, una piccola palafitta per vivere i suoi ultimi anni.
Ma il suo amore incondizionato per la Polinesia – raffigurata come un giardino dell’eden che non conosce difficoltà e dolore – non basta ad allontanarlo dalla sua realtà di origine, condanna anche in età avanzata: muore nel 1903, mentre si trova in prigione per la sua attività anticolonialista contro i francesi sull’isola.
Sepolto in una tomba senza nome, solo alcuni anni dopo viene riconosciuta e opportunamente sistemata e oggi, nel Calvary Cemetery di Atuoma, è possibile portare omaggio a un artista che ha innovato per sempre il mondo dell’arte.
Sei pronto per partire? Nel frattempo lasciati ispirare dal film evento Gauguin a Tahiti – Il paradiso perduto.
Creo contenuti per il web e progetto itinerari, ma soprattutto sono una viaggiatrice appassionata. Insieme a me puoi scoprire il mondo ogni giorno, attraverso stimoli ed esperienze che ti permettano di approfondire le diverse culture. Credo fortemente che viaggiare significhi guardare con curiosità e occhi sempre nuovi tutto quello che ci circonda.