>  Cultura   >  “UNA SEPARAZIONE”: IL DRAMMA DI UNA FAMIGLIA IRANIANA
Una separazione

In breve

Il film “Una separazione” di Asghar Farhadi mette in scena il dramma universale del divorzio e delle sue conseguenze, sullo sfondo della società iraniana. 

Esperienza suggerita: rifletti sulle diverse sfaccettature del concetto di separazione guardando il film. 

Tempo di lettura: 3 minuti.

Una separazione. Una madre e un padre. Una figlia nel mezzo.

È la trama comune a tanti episodi di divorzio, siano essi vissuti in Occidente o in uno dei Paesi del resto del mondo.

E così incomincia anche il film di Asghar Farhadi, che mette in scena la vicenda di una famiglia iraniana posta davanti a un interrogativo.

Partire o restare? Rimanere insieme o allontanarsi ciascuno per la propria strada?

Una separazione” – vincitore come miglior film straniero ai Premi Oscar del 2012 – è una storia universale, ma raccontata dentro i margini della società dell’Iran.

Una separazione all'interno della famiglia

“Una separazione” incomincia in un’aula dove Nader e Simin, i due protagonisti, siedono di fronte al giudice a chiedere il divorzio.

Il motivo è chiaro: la donna, ottenuto il permesso per lasciare l’Iran, vorrebbe trasferirsi all’estero insieme alla figlia, ma il marito si rifiuta per assistere il padre malato.

Al centro del conflitto famigliare la ragazzina undicenne e la scelta di dove farla crescere.

La sensibilità del regista emerge fin dall’inizio dalla capacità di portare lo spettatore a non prendere una posizione definita su chi abbia ragione e chi torto, ma facendo valere le posizioni di entrambi i personaggi.

Quello che è chiaro, invece, è che qualsiasi sia la decisione dei genitori, a pagarne le conseguenze sarà la figlia.

Una bambina sensibile che, nascosta dietro le lenti spesse dei suoi occhiali, soffre per le tensioni che la circondano.

Fino a qui sembra trattarsi di una vicenda comune a molte famiglie ed è proprio questa la potenza del film: portare il pubblico a porsi delle domande globali, partendo dalla dimensione intima dei protagonisti iraniani.

Il confronto con la societa

Il ruolo della società iraniana affiora a mano a mano che la trama si complica, in un abile crescendo di tensione.

Compare infatti la figura di Razieh, una donna proveniente da una famiglia umile, chiamata ad assistere l’anziano affetto da Alzheimer.

La badante, dopo un malinteso con il padre di famiglia Nader, lo accuserà presto di essere stato la causa del suo aborto, dopo averla spinta malamente fuori casa per aver lasciato il nonno da solo per fare delle commissioni.

Incomincia così un concatenarsi di eventi e di catastrofi che porteranno il dramma famigliare a un altro livello.

La separazione tra Nader e Simin si scoprirà nascondere altre separazioni di diverso genere.

La lontananza tra le due famiglie protagoniste del diverbio e i loro differenti ceti sociali.

La distanza tra l’influenza della religione sulla vita quotidiana e l’obiettività dei fatti.

La frattura tra il ruolo marginale della donna e la predominanza dell’uomo nel mondo iraniano.

Farhadi riesce in punta di piedi ad affrontare alcuni tra i temi più complessi del suo Paese, senza mai distogliere lo sguardo dall’universalità delle emozioni.

Centrale ancora una volta il tema della verità, presentata come sensibile al cambio di prospettiva: il regista sembra dire che non ci sia una posizione più valida dell’altra, ma – anzi – si impegna a far trasparire l’aspetto umano dietro a ogni scelta, raccontando le storie e le personalità dei personaggi.

“Una separazione”. Un film apparentemente semplice, ma per niente scontato.

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Creo contenuti per il web e progetto itinerari, ma soprattutto sono una viaggiatrice appassionata. Insieme a me puoi scoprire il mondo ogni giorno, attraverso stimoli ed esperienze che ti permettano di approfondire le diverse culture. Credo fortemente che viaggiare significhi guardare con curiosità e occhi sempre nuovi tutto quello che ci circonda.

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