In breve
Non solo sushi o ramen, il cibo di strada giapponese comprende anche l’okonomiyaki, una sorta di frittata a base di verza, uova e farina. In Giappone la si trova quasi ad ogni angolo, ma la sua storia non è così scontata.
Esperienza suggerita: assaggia la prelibatezza asiatica e prepara il tuo palato ai sapori del Sol Levante.
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Se sei un amante dello street food giapponese, il nome okonomiyaki non può che stuzzicarti l’appetito.
Okonomi, “ciò che vuoi”, yaki, “alla griglia”.
Due semplici parole per racchiudere il concetto alla base della famosa “pizza di Osaka”.
Un piatto appetitoso in grado di convincere anche i palati più diffidenti, perché si sa – in quanto a cibo – i giapponesi mettono d’accordo (quasi) tutti.
Da dove ha avuto origine
Una sorta di frittata a base di scaglie di verza (kyabezu), farina e uova, con l’aggiunta di ingredienti a piacere e cucinata su una piastra calda.
Questa è la ricetta dell’okonomiyaki, piatto simbolo del cibo di strada giapponese e noto in Occidente fin dai tempi del cartone Kiss me Licia, il cui padre era proprietario di un piccolo locale specializzato in questa prelibatezza.
Ma, in realtà, la versione nipponica del pancake si dice risalga addirittura al periodo Edo (1603 – 1868), quando esisteva nella forma del funoyaki, una frittella di mais servita nelle cerimonie buddhiste.
Perfezionato durante il periodo Meiji (1868 – 1912) e trasformato negli anni Venti, l’okonomiyaki diventa popolare con questo nome a Osaka alla fine degli anni Trenta.
Con la ripresa economica del secondo dopoguerra, però, vengono aggiunti ulteriori ingredienti proteici come la carne o il pesce.
A contendersi la paternità dell’okonomiyaki è anche la città di Hiroshima, che idea una merenda per bambini grazie agli ingredienti portati dagli aiuti umanitari in seguito alla catastrofe della bomba atomica.
Un alimento povero, ma nutriente, chiamato appunto issen-yoshoku, “cibo da una moneta”.
A ogni città il suo okonomiyaki
Le innumerevoli combinazioni di ingredienti hanno permesso all’okonomiyaki di diffondersi in differenti varianti a seconda della città di appartenenza.
Nella regione del Kansai, a Osaka, la ricetta prevede che gli ingredienti vengano amalgamati e cotti insieme sulla piastra, con l’aggiunta delle salse alla fine.

Secondo lo stile di Hiroshima, invece, viene cotto prima il disco di pasta e, successivamente, vengono incorporati gradualmente gli altri ingredienti.
A differenza della versione di Osaka, la quantità di verza utilizzata è nettamente maggiore.
Infine, nella variante di Tokyo – la meno diffusa – le verdure e la carne o il pesce già precedentemente cotti a parte vengono adagiati sulla piastra, formando un cerchio al cui interno viene posta la pastella.
Questo tipo di preparazione è chiamata monjayaki.
Sei curioso di assaggiare questa specialità giapponese? A Milano puoi andare da MAIDO, che prepara un ottimo okonomiyaki nella versione di Osaka.
Altrimenti a Roma si trova WARAKU, bistrot giapponese che riproduce l’atmosfera di un izakaya, l’autentica trattoria del Sol Levante.