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case alveare

In breve

Alcune città asiatiche hanno dovuto far fronte alla densità di popolazione studiando nuove soluzioni architettoniche, le così dette micro abitazioni. Tokyo, Hong Kong e Hanoi: ognuna, a suo modo, ne presenta alcuni esempi. 

Esperienza suggerita: parti per le città asiatiche alla scoperta di un diverso modo di abitare.

Tempo di lettura: 3 minuti.

Tokyo: circa 13 milioni di abitanti di cui 6.000 per chilometro quadrato.

Hong Kong: circa 7 milioni di abitanti di cui 6.500 per chilometro quadrato.

Hanoi: circa 7 milioni di abitanti di cui 2.500 per chilometro quadrato.

Tre città asiatiche, tre città con un numero di abitanti voluminoso, tre città tra le cinquanta più popolose al mondo.

Quando ci si trova di fronte a metropoli dinamiche e in continua espansione, è necessario studiare delle soluzioni abitative per far fronte al crescente numero di abitanti.

Ecco perché il profilo di queste città asiatiche è caratterizzato da micro abitazioni in grado di occupare ogni spazio di terreno disponibile e di garantire quasi a tutti un tetto sopra la testa.

Le "case cubicolo" di Hong Kong

Hong Kong non sono solamente le luci al neon delle insegne, non sono solamente i grattacieli, non sono solamente i marchi di lusso.

Nel distretto della città vecchia circa 200 mila persone – tra cui 40 mila bambini – vivono in micro abitazioni le cui dimensioni variano da 1,5 a 12 metri quadrati.

Le chiamano “coffin cubicles“, le “case loculo” o “case bara” e – solo dal nome – si può intuire il senso di claustrofobia che si può provare entrandoci.

Con una densità di popolazione estremamente elevata e in continua crescita senza alcuno spazio disponibile per nuove costruzioni, il mercato immobiliare della metropoli asiatica è diventato il più caro al mondo, costringendo le persone meno abbienti a vivere in spazi ridotti dove si fatica a muoversi e dove i bagni si fondono con le cucine e con i letti.

Situazioni di vita precarie e inadeguate, al limite della dignità umana, ben testimoniate dall’obbiettivo del fotografo Benny Lam.

Tokyo e le microcase

Anche il Giappone è noto per la ricerca architettonica volta a fornire soluzioni alla crescita demografica e a Tokyo si è imparato a costruire case anche su terreni ridotti.

La legge infatti afferma che la facciata di un’abitazione debba essere larga almeno 2 metri, ma non fissa degli standard per quanto riguarda la superficie minima. Ecco perché in media la gente ricerca case di superficie di 27/30 metri quadrati per poi espandersi in altezza.

In seguito alla seconda guerra mondiale, Tokyo era un luogo di rovine senza un preciso progetto urbanistico, ma molte persone hanno preferito ugualmente spostarsi dalle province alla metropoli per beneficiare delle sue risorse, trasformando la città in una megalopoli.

I giapponesi preferiscono infatti vivere in spazi ridotti, ma nel centro di Tokyo: la città è concepita come estensione dell’abitazione e i due elementi vivono in simbiosi.

Ecco che allora i parchi sostituiscono il giardino di casa, i ristoranti la sala da pranzo e i numerosi distributori automatici il frigorifero.

Per tradizione anche dopo i vent’anni è frequente per i giovani abitanti di Tokyo vivere insieme ai genitori e, visto i piccoli spazi, bisogna trovare il modo di conciliarli al bisogno di intimità.

Perciò è abitudine soddisfare questa necessità al di fuori delle mura domestiche: love hotel per passare del tempo con il proprio partner, bagni pubblici per concedersi un bagno al posto della doccia, caffè manga per leggere e navigare su internet.

Tokyo
Vista dall'alto di Tokyo |

Le "case tubo" di Hanoi

Nel cuore del quartiere storico di Hanoi è possibile osservare come vita lavorativa e famigliare si concilino all’interno delle così dette “case tubo“.

Si tratta di abitazioni la cui caratteristica principale è la ristrettezza: facciate minuscole (larghe dai 3 ai 5 metri) e sviluppo in altezza (dai 10 ai 20 metri) e in lunghezza (a volte occupando addirittura un intero isolato, con doppio affaccio).

Lo spazio all’interno è organizzato in zone polivalenti: lo spazio aperto sulla facciata funge la luogo di lavoro e da garage, più all’interno si articola sia la zona da pranzo che quella per rilassarsi.

Questo genere di abitazioni si modella sulla struttura tradizionale della famiglia vietnamita, secondo cui tutte le generazioni vivono insieme: gli anziani ai piani più bassi, i giovani a salire man mano. Secondo questa filosofia è infatti la casa a doversi adattare alla composizione della famiglia.

A volte invece le “case tubo” non sono abitate da membri dello stesso nucleo famigliare, ma vengono divise in lotti per ospitare una popolazione in continua crescita.

Le case sono concepite come prolungamento naturale dell’esterno e non esiste un vero e proprio confine tra la strada e l’abitazione.

Oggi le “case tubo” sono simbolo di prestigio e di successo perché rappresentano il merito di aver mantenuto la tradizione e il loro valore attuale equivale al corrispettivo di circa 2.500 euro al metro quadro.

Hanoi
Vista dall'alto di Hanoi | © Miriam Corcuera

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Creo contenuti per il web e progetto itinerari, ma soprattutto sono una viaggiatrice appassionata. Insieme a me puoi scoprire il mondo ogni giorno, attraverso stimoli ed esperienze che ti permettano di approfondire le diverse culture. Credo fortemente che viaggiare significhi guardare con curiosità e occhi sempre nuovi tutto quello che ci circonda.

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