TURISMO E DIGITAL DETOX: VIAGGIARE DIMENTICANDOSI DEI SOCIAL NETWORK

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Quante volte ti è capitato di visitare un monumento, un luogo simbolo e di non godertelo a pieno perché troppo concentrato a scattare fotografie da postare sui social network? Immagini che facciano sapere alla tua community quanto è bello il luogo dove stai trascorrendo le vacanze per – ammettiamolo – suscitare anche un po’ di quella sana invidia. Ti guardi intorno e noti che un sacco di altra gente sta facendo lo stesso. Anziché viversi le emozioni del momento, molte volte si è più attenti a che cosa mostrare ai propri follower.

Qualcuno dirà che è proprio questo il potere delle piattaforme online: la condivisione, per permettere di viaggiare con l’immaginazione anche chi, questa fortuna, non ce l’ha. E se tutto ciò ha favorito certamente la conoscenza di destinazioni un tempo inesplorate, l’altra faccia della medaglia è stata l’invasione di massa di luoghi non pronti ad accogliere il turismo, creando danni irreversibili all’ambiente e alle popolazioni autoctone.

La famosa Maya Bay a Ko Phi Phi in Thailandia (quella del film “The Beach” con Leonardo Di Caprio, per intenderci) è stata chiusa a tempo indeterminato per permettere la ripresa dell’ecosistema devastato da orde di turisti. L’isola di Komodo, in Indonesia, dal 2020 non sarà più accessibile fino a data da destinarsi, per salvaguardare la sopravvivenza del famoso “drago”. E senza andare troppo lontano, il Lago di Braies in Trentino Alto-Adige da quest’estate limiterà l’accesso ai turisti. 

Tutte destinazioni rese note grazie anche agli scatti da migliaia di like pubblicati su qualche canale social.

Ma allora la domanda è: se è vero che a causa di internet – e soprattutto dell’ossessione di condividere qualsiasi esperienza – stiamo rischiando di danneggiare il nostro mondo e noi stessi, perché ci ostiniamo a vivere le destinazioni attraverso il filtro della tecnologia?

I social network rispondono alla nostra esigenza di attenzione

Se, quando sono nati, i social network è sembrato potessero essere la risoluzione a svariati problemi di natura pratica (ad esempio la possibilità di rimanere connessi a persone in ogni angolo del mondo), quello di cui non ci si è accorti subito è che il loro successo fosse strettamente connesso all’esigenza di attenzione tipica dell’essere umano.

Essere importante per qualcuno, non sentirsi solo, ricevere approvazione intorno alle proprie azioni sono solamente alcuni dei bisogni elementari delle persone. Bisogni facilmente appagabili una volta cliccato il tasto “pubblica” del nostro account Facebook.

I più lungimiranti hanno saputo cogliere l’enorme potere dei social network, affidando loro il compito di diffondere i propri messaggi al numero massimo di persone potenzialmente interessate all’ascolto. Il cosiddetto “target“.

Ma se i più esperti si sono inseriti all’interno dell’online in modo sapiente e padroneggiandone le dinamiche, esiste un’enorme fetta di popolazione – la maggioranza – che utilizza i social in maniera inconsapevole, proprio per la loro capacità di soddisfare i nostri bisogni.

Anche il settore del turismo ha inevitabilmente risentito di questo cambiamento epocale nella comunicazione, a volte pagandone le conseguenze: ispirati dalle immagini e dai racconti su internet, i viaggiatori hanno incominciato a prenotare autonomamente le vacanze, bypassando il ruolo di agenzie viaggi e tour operator. Dall’altro lato, i social hanno tuttavia permesso alle destinazioni di farsi conoscere sotto nuove vesti, disintermediate, e quindi più autentiche.

È il passaparola, infatti, il vero influente del millennio. Un passaparola amplificato all’ennesima potenza grazie al web: è sufficiente parlare bene o male di una meta, per garantirle il successo o affondarla del tutto.

E il condividere informazioni – e impressioni – su internet è diventato quasi un dovere morale: quello di far conoscere al prossimo le bellezze scoperte o metterlo in guardia sulle esperienze negative. Questo tuttavia molte volte costringe i viaggiatori a dedicare più tempo ed energie a pensare a come far vivere agli altri il luogo che stanno visitando, piuttosto che viverlo loro stessi. Un compito faticoso, che fa rientrare a casa psicologicamente più stanchi di quando si è partiti.

E allora come fare?

Disintossicarsi da internet

Come per ogni problema (qui, in senso lato), il primo passo per risolverlo è la consapevolezza. E se hai proseguito nella lettura di questo articolo è perché, verosimilmente, senti l’esigenza di modificare i tuoi comportamenti, per tornare a essere padrone del tuo tempo… e dei tuoi viaggi.

Un semplice esperimento per provare a “disintossicarsi” da internet consiste nel dedicare le successive 24 ore a viversi la destinazione, concedendosi solo poche foto ricordo e accedendo ai social solo una volta di ritorno in hotel. Presto ci si accorge di quanto le emozioni vengano amplificate, superato il primo scoglio dell’essere offline. Non un distacco totale dal mondo online, ma quanto necessario per distinguere il momento per se stessi dal momento per gli amici virtuali. Essere presenti nell’esperienza che si sta vivendo, al 100%.

A poco a poco, la necessità di apparire a tutti i costi diventerà sempre minore, fino a svanire del tutto.

Niente scatti “acchiappa-like“, niente visita ai monumenti domandandosi da quale angolazione risultino migliori. Solo tu, le tue sensazioni e il tuo viaggio.

Questo non significa che il web sia il male e che i social network siano da rifiutare – io per prima li uso e ci lavoro – ma vuol dire semplicemente diminuirne la presenza nelle nostre vite e dedicare a essi lo spazio necessario, fino ad avere il totale controllo dello strumento per comprendere quando lo utilizziamo per rispondere a una necessità emotiva, piuttosto che per reale piacere.

Qualità, piuttosto che quantità. Non il contrario. Meno post, meno stories, ma più autentiche. È inutile mostrarsi felici a tutti i costi, quando felici non si è, così come è fittizio fingere che un posto sia straordinario, quando in realtà ha deluso le tue aspettative.

E allora, viaggiatori, da oggi provate a osservare le destinazioni con i vostri occhi… piuttosto che attraverso lo schermo dello smartphone.

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