In breve
Gli orti urbani di Cuba sono la dimostrazione di come l’agricoltura cittadina possa permettere di uscire dalla crisi e cambiare la vita delle persone, permettendo loro di autosostenersi e di tenere un’alimentazione sana e a chilometro zero.
Esperienza suggerita: parti per Cuba alla scoperta dei suoi orti urbani e, nel frattempo, scopri i diversi modi di abitare delle popolazioni di tutto il mondo guardando il programma “Dimmi dove vivi”.
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Dall’inizio degli anni Novanta, Cuba – l’isola più grande dei Caraibi – ha assistito a una profonda trasformazione nell’economia e nel modo di vivere dei suoi abitanti.
I cambiamenti degli equilibri internazionali di fine Novecento hanno impattato in maniera negativa sul paese, il quale ha saputo tuttavia rispondere alle trasformazioni grazie all’invenzione di metodi alternativi per autosostenersi.
Gli orti urbani ne sono la dimostrazione.
Scopriamo di che cosa si tratta.
Gli orti urbani come risposta al "periodo especial"
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, Cuba si ritrova a essere isolata e senza il principale partner commerciale, diventando protagonista di un momento di forte crisi economica chiamato “periodo especial“.
I prodotti di base vengono razionati e la grave mancanza di carburante impedisce ai contadini di portare i loro prodotti in città e di far funzionare i trattori e i sistemi di irrigazione.
Quello agroindustriale è infatti il settore che risente più di tutti degli effetti della depressione, dato che l’agricoltura cubana dipendeva da combustibili fossili più di quella di ogni altro paese latinoamericano.
Ma l’atteggiamento degli abitanti di Cuba è un esempio significativo di come la popolazione sia riuscita a sopravvivere alla crisi modificando il proprio stile di vita: grazie anche alla spinta del governo, i cubani incominciano a dedicarsi alla coltura di frutta e verdura creando gli orti urbani, detti anche organoponicos.
Organoponicos si riferisce a un sistema di muretti riempiti di materiale organico, una tecnica che permette di risparmiare acqua e di coltivare su terreni di diversa composizione.
Si tratta di un sistema di produzione biologico che riduce il trasporto di prodotti su lunghe distanze, diminuendone l’impatto ambientale e garantendo prodotti freschi sempre a disposizione.
In questo modo, già a metà anni degli anni Novanta, il modello agricolo biologico urbano diventa il più diffuso in tutta l’isola e prima L’Avana e poi tutto il resto di Cuba trova la propria autonomia alimentare.
L'impatto degli organoponicos sulla vita dei cubani
Grazie agli orti urbani, la vita dei cubani è cambiata ed è cambiato anche il loro modo di vivere la città.
Dai tetti ai balconi, dai cortili ai piccoli appezzamenti. Tutto il terreno di Cuba viene sfruttato per produrre ortaggi a chilometro zero che garantiscono un’alimentazione sana basata su prodotti biologici.
Quello degli orti urbani è anche un metodo pratico: chiunque può acquisire conoscenza su come coltivare e preservare il cibo, rendendo superfluo ogni acquisto ulteriore.
E così piccoli orti diventano vere e proprie aziende agricole che consentono il contatto diretto tra produttori e consumatori, tra agricoltori e abitanti.
Un momento di convivialità e di rapporti sociali, favoriti dal baratto e dagli scambi tra cooperative.
Un’oasi di pace al di fuori della frenesia urbana, al contatto con la natura.
Oggi la funzione degli orti urbani è cambiata rispetto agli inizi: nati per necessità e per soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione, attualmente rappresentano la volontà di ricerca di quel benessere e relax che rendono le città più vivibili.
Perciò, l’agro-ecologia è diventata un modello di vita e di città potato avanti dai cubani e di ispirazione per tutti.
Attualmente Cuba è uno dei pochi paesi al mondo a essere ecosostenibile e a riuscire ad avere una popolazione generalmente in salute e con un’aspettativa di vita a livelli occidentali.
Quando l’agricoltura cambia l’esistenza.
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