In breve
Il film Almanya – La mia famiglia va in Germania racconta in maniera ironica e brillante i diversi aspetti dell’integrazione dei protagonisti turchi nel contesto tedesco.
Esperienza suggerita: sentiti parte della famiglia del nonno Huseyn guardando il film ALMANYA.
Tempo di lettura: 3 minuti.
Almanya in turco significa Germania, terra di adozione della famiglia protagonista del film Almanya – La mia famiglia va in Germania (QUI la trama e il trailer), raccontato dalla cinepresa di Yasemin Samdereli, regista tedesca originaria della Turchia.
Una commedia dell’integrazione, un racconto intergenerazionale, una finestra sulla cultura dell’Anatolia.
Con una nota nostalgica, il film affronta in chiave ironica le mille sfaccettature della vita degli immigrati, in un crescendo di emozioni che permette allo spettatore di entrare nell’intimità dei protagonisti, guardando alla loro storia come alle pagine di un album di famiglia.
Dalla Turchia alla Germania
La storia di Almanya è raccontata attraverso un alternarsi di flashback e ritorni al presente.
Mediante l’escamotage della narrazione delle vicende famigliari al nipote più giovane, viene ripercorso l’arrivo dei nonni – i capostipiti della famiglia – in Germania dalla Turchia.
Tutto ha inizio negli anni Sessanta, quando l’allora giovane nonno si trasferisce in terra tedesca per lavorare, lasciando la famiglia nel Paese natale.
Ci troviamo nel periodo del così detto “miracolo economico“, momento di ricostruzione e prosperità nel secondo dopoguerra.
Un grosso apporto all’economia tedesca viene dato dai lavoratori immigrati dal Sud dell’Europa e, in particolare, dalla Turchia che, ancora oggi, rappresentano la comunità straniera più ampia presente in Germania.
Attraverso un punto di vista ribaltato rispetto a quello a cui si è abituati, la regista evidenzia le sensazioni, i timori e i luoghi comuni dei turchi rispetto ai tedeschi che – ai loro occhi – risultano quasi dei barbari: si nutrono di patate, pregano uno strano Dio di cui la domenica mangiano il corpo e bevono il sangue, si dice siano sporchi.
Un mondo nuovo, totalmente differente a quello a cui la famiglia è abituata e a cui si adegua non senza difficoltà.

Dalla Germania alla Turchia
Dall’arrivo della famiglia in Germania, si passa al ritorno degli stessi in Turchia, in un percorso a doppio senso che si articola tra gli anni Sessanta e gli anni Duemila.
Il nonno, nonostante ormai viva da molti anni lontano dall’Anatolia, nutre una profonda nostalgia per la sua terra natale e, soprattutto, ci tiene a tramandare la propria cultura a figli e nipoti.
Il pretesto arriva dopo oltre quarant’anni, quando l’anziano protagonista decide di comprare una casa in Turchia e di intraprendere un viaggio con tutta la famiglia per farle conoscere le proprie origini.
Il contrasto tra le generazioni è rappresentato da due figure agli antipodi: il nonno, nato e cresciuto in Turchia e legato alla sua madre patria dopo essere emigrato in Germania, e il piccolo nipote, nato in Germania da padre turco.

“Ma allora che cosa siamo, turchi o tedeschi?“. Il bambino, integrato nella realtà tedesca, fatica a comprendere le sue origini turche, di cui conosce appena la cultura.
E la risposta viene data dal film stesso.
Si può essere entrambe le cose: vivere in un Paese, apprezzarne le usanze e condividere lo stile di vita, senza dimenticare le tradizioni e l’affetto per la terra d’origine.
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