TEL AVIV, LA “CITTÀ BIANCA”

In breve

A partire dagli anni Trenta, a Tel Aviv sono stati costruiti numerosi edifici in stile Bauhaus da parte degli architetti che fuggivano dalle persecuzioni naziste. Oggi se ne contano oltre quattromila e – per questo motivo – si può parlare di “città bianca”. 

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Tempo di lettura: 3 minuti.

Moderna, dinamica e cosmopolita.

Tel Aviv è nota per essere una città in continuo sviluppo e – contando oltre quattromila edifici in stile Bauhaus – è considerata massima espressione del movimento, tanto che la sua “città bianca” dal 2002 è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO.

Ma la domanda è: come mai questo stile così osteggiato in Europa ha raggiunto una tale portata in Israele?

La risposta principale è il fatto che l’ideologia socio-culturale alla base del Bauhaus si è adattata perfettamente al movimento sionista e al suo impegno per creare un nuovo mondo: le case bianche cresciute dalle sabbie senza passato, verso il futuro.

Dalla nascita di Tel Aviv allo stile Bauhaus

La Tel Aviv come la conosciamo oggi ha origini recenti che risalgono agli inizi del secolo scorso.

Prima di allora e già dal XVIII secolo a.C. esisteva l’antica Giaffa – il nucleo originario – come porto fortificato.

antica Giaffa
L'antica Giaffa | © Viaggiare comunque

Ma la nascita della città moderna coincide con il 1906, quando alcune famiglie ebree provenienti dall’est Europa e guidate da Meir Dizengoff decisero di creare dal nulla una città interamente ebraica, ispirandosi al modello inglese di “città-giardino”.

Così acquistarono alcuni ettari di dune desertiche a nord dell’antica città e li divisero in lotti che nel 1909 assegnarono tramite una lotteria avvenuta mediante conchiglie.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Tel Aviv – ossia “Collina di Primavera” dal titolo della traduzione del romanzo “Altneuland – L’antica nuova terra” di Theodor Herzl e dalla Bibbia – poteva contare già 140 abitazioni.

Durante il conflitto lo sviluppo della città subì una battuta d’arresto a causa dell’amministrazione ottomana che cacciò gli ebrei dal territorio, ma al termine della guerra e con l’inizio del Mandato britannico in Palestina Tel Aviv riprese a crescere.

Negli anni Trenta nuove ondate migratorie giunsero in città per sfuggire alle persecuzioni naziste, portando con sé il proprio bagaglio culturale, tra cui gli ideali modernisti del Bauhaus.

La "città bianca"

La scuola Bauhaus – fondata dall’architetto Walter Gropius e successivamente guidata da Ludwig Mies van der Rohe – operò in Germania tra le città di Weimar, Dessau e Berlino dal 1919 al 1933, influenzando il design modernista.

Linee orizzontali, tetti piatti, pareti bianche, assenza di ornamenti. Queste sono le caratteristiche principali degli edifici in stile Bauhaus.

Considerati troppo libertari e degenerati, gli insegnamenti di Weimer vennero osteggiati dal governo nazista, costringendo la maggior parte degli intellettuali che vi avevano aderito ad abbandonare la Germania verso altri paesi in grado di accoglierli, contribuendo a diffondere nel mondo il messaggio di questa architettura moderna.

In questo modo, a partire dagli anni Trenta – mentre Tel Aviv iniziava a prendere forma – furono costruiti numerosi edifici Bauhaus bianchi per opera degli architetti ebrei di origine tedesca in fuga dalle persecuzioni naziste.

Tel Aviv oggi possiede più edifici in stile Bauhaus di qualsiasi altra città al mondo, motivo per cui la zona in cui si concentrano – in particolare lungo Rothschild Blv e nelle vie trasversali, in Bialik St e intorno a Dizengoff Sq – è nota come “città bianca”.

Edificio Bauhaus
© Viaggiare comunque
Edificio Bauhaus
© Viaggiare comunque

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