In breve
Varsavia è stata una delle città più duramente colpite durante il secondo conflitto mondiale. Per la sua ricostruzione si è voluto ispirarsi alle glorie del passato, rifacendosi all’attività artistica di Bernardo Bellotto, artista italiano e pittore presso la corte polacca durante la fine del Settecento.
Esperienza suggerita: visita il centro di Varsavia e immaginati il suo fermento settecentesco, dimenticandoti degli orrori della guerra.
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Di pittori noti con l’appellativo di “Canaletto” ne esistono due.
Il primo – il più famoso – è Giovanni Antonio Canal (1697 – 1768), conosciuto in tutto il mondo per i dipinti raffiguranti Venezia e le sue lagune.
Il secondo è il nipote Bernardo Bellotto (1721 – 1780), che dal 1768 divenne pittore presso la corte di Varsavia e le cui rappresentazioni della città hanno contribuito notevolmente alla ricostruzione della stessa in seguito alla seconda guerra mondiale.
Perché tra tutte le città europee devastate dal conflitto, Varsavia è sicuramente una di quelle che ha subito i danni più consistenti, ma che – grazie all’impegno di molte persone – è riuscita a rinascere dalle proprie macerie.
Una città distrutta dalla guerra
Al termine della seconda guerra mondiale, la Polonia e la sua capitale si trovano in completa rovina, con oltre il 90% degli edifici danneggiati e distrutti dalle ostilità.
Germanizzazione dei territori polacchi, pulizia etnica, deportazioni: questo il progetto attuato da Hitler nel periodo dell’invasione.
Stanca degli anni di oppressione, nell’agosto del 1944 la resistenza polacca – guidata dall’esercito nazionale – organizza la Rivolta di Varsavia: sessanta tre giorni di aspri combattimenti con, come risultato, solo un leggero indebolimento dei nazisti.
A pagarne le conseguenze peggiori, invece, è proprio il popolo polacco.
Come atto di ritorsione, Hitler ordina alle truppe di radere al suolo la capitale Varsavia.
Sgomberata dalla popolazione ormai arresa, la città viene distrutta, casa per casa, dai corpi delle SS sottratti ai combattimenti per tale insensato scopo.
Una punizione per una nazione ribelle. Un monito per l’intera Europa.
Ricostruire per ricostruirsi
Ma questa non è solamente la storia della distruzione di Varsavia.
È la storia di come un popolo e una città siano riusciti a rialzarsi con dedizione e inventiva.
Il governo comunista – salito al potere nel 1945 in seguito all’espulsione dei nazisti – si trova di fronte a un quesito: come ricostruire la capitale, donandole la stessa solennità precedente alla guerra?
Sono due le alternative: creare una nuova città moderna o ricostruirla secondo la sua immagine prima del conflitto.
La decisione ricade sulla seconda opzione e, per il centro storico, viene avanzato l’ambizioso progetto di restaurarlo in base a come Varsavia appariva durante il suo “periodo d’oro” – a metà del Settecento – epoca di fermento culturale e di espansione geografica.
Un modo per far rivivere alle nuove generazioni le antiche glorie del passato e per dimenticarsi della guerra. Un simbolo dell’orgoglio nazionale.
L'eredità artistica come testimonianza del passato
Ma come appariva la città oltre duecento anni prima?
La risposta viene trovata nei dipinti di Bernardo Bellotto, artista italiano con una feconda produzione artistica in Polonia tra il 1768 e il 1780, anno della sua morte.
I suoi quadri raffigurano in maniera fedele la Varsavia dell’epoca e, grazie alla tecnica della camera oscura, riproducono la città con un’accuratezza fotografica.

Studiando le architetture raffigurate nelle opere del Bellotto, si è potuto ricostruire le strade e gli edifici del centro storico in maniera precisa e in un tempo decisamente breve: già dal 1955 la maggior parte dei lavori erano terminati.
Tuttavia la linea tra esattezza topografica e fantasia dell’artista è labile e il rischio di riprodurre elementi aggiunti dal pittore di sua iniziativa è alto.
Un rischio però che si è deciso di correre, pur di dare di nuovo a Varsavia il volto di una città grandiosa.
E l’intento è riuscito. Oggi passeggiando per il centro storico – dichiarato patrimonio mondiale dell’UNESCO – si percepisce la fierezza dei varsaviani, l’orgoglio di un popolo rinato dalle sue stesse macerie.
Un ottimo motivo per partire alla scoperta della capitale polacca e, perché no, per andare a visitare il castello reale, dove sono custoditi i dipinti del Bellotto.
