In breve
La mostra fotografica “Fabula” di Charles Fréger evidenzia il ruolo dell’abbigliamento come potente veicolo di comunicazione ed espressione di appartenenza a un dato gruppo sociale.
Esperienza suggerita: scopri di più sulla cultura dell’abbigliamento a ogni latitudine con la mostra “Fabula” [n.b. L’articolo contiene un’esperienza a tempo]
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In ogni cultura il modo di vestire rappresenta un mezzo di espressione della propria identità.
Dalle divise delle forze armate, alle uniformi degli atleti, agli abiti tradizionali da cerimonia, è l’abbigliamento a sottolineare l’appartenenza a un determinato gruppo sociale.
Il fotografo francese Charles Fréger, nell’ambito della retrospettiva “Fabula” in mostra all’ARMANI SILOS fino al 24 marzo, evidenzia proprio questo aspetto, decontestualizzando i soggetti dal loro ambiente per porre l’attenzione sulle peculiarità del loro abbigliamento.
Il ruolo del vestiario all'interno della società
Al di là di uno sguardo poco approfondito, l’abbigliamento è molto più che un semplice elemento visivo ed estetico.
Il modo di vestire rappresenta la nostra personalità, la quale è a sua volta influenzata dal contesto in cui viviamo e dalle norme consolidate in fatto di moda.
Se, ad esempio, in una città come Milano andassi in giro indossando un sari indiano, certamente le persone si volterebbero a guardarmi con curiosità e magari anche un po’ di sgomento.
Questo perché l’abbigliamento risponde a dei canoni non scritti che definiscono che cosa sia coerente con il proprio ambiente di appartenenza e cosa no.
I vestiti, così come le uniformi, sono infatti un potente veicolo di comunicazione, che risponde al potere simbolico di alcuni capi.
Questo è quello che mostra Charles Fréger nei suoi scatti: il valore dell’abbigliamento come strumento di espressione di una cultura e di appartenenza a una comunità, dove è l’individuo a fondersi con ciò che indossa, formando un’unica entità connessa al mondo di cui fa parte.

Un viaggio intorno al mondo
Nella mostra fotografica “Fabula” quello che si compie è un viaggio da nord a sud, da est a ovest del pianeta, alla scoperta delle tradizioni vestiarie dei popoli.
Dai lottatori di sumo giapponesi, ai Sikh militari. Dagli artisti dell’Opera di Pechino, ai guerrieri africani.
Di fronte ai ritratti dei protagonisti delle fotografie di Fréger, l’attenzione va oltre la semplice scelta estetica del capo indossato, per cogliere l’anima di chi lo porta.
Quello che si percepisce è che dietro uno scatto – presentato quasi come un dipinto, con un’attenta scelta di colori ed estrapolato dal contesto circostante – si nasconde la storia di un gruppo sociale.
E la domanda che emerge spontanea è “perché“: perché la scelta di quel capo di abbigliamento, perché viene utilizzato in quella determinata occasione, perché quei materiali e quei colori.
L’artista non risponde in maniera esplicita alle domande, ma lascia allo spettatore una personale interpretazione.
Guardando la foto, infatti, non è sempre esplicito l’ambito all’interno del quale sia indossato il determinato abito, ma piuttosto l’accento viene posto su chi lo indossa e sul modo in cui gli calza.
Per evidenziare come il vestiario rappresenti quella calda coperta di Linus, che permette di sentirsi al sicuro all’interno del proprio ambiente.

