In breve
Miriam Makeba è un’artista sudafricana che, con la sua musica, si è impegnata contro le oppressioni del regime di apartheid, cosa che le è costata addirittura l’esilio per trent’anni. La sua voce calda e profonda ha trovato il successo anche all’estero, diventando simbolo della lotta ai soprusi.
Esperienza suggerita: rivivi la storia sudafricana attraverso la voce di Miriam Makeba e comprendi le conseguenze del regime al Museo dell’apartheid di Johannesburg.
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“Sat wuguga, sat ju benga, sat si pata pata
Sat wuguga, sat ju benga, sat si pata pata
A sat wuguga, sat ju benga, sat si pata pata
Sat wuguga, sat ju benga, sat si pata pata
(…)”
Chi non si è mai ritrovato a ballare sulle note allegre di “Pata pata“, senza magari conoscere la storia che si nasconde dietro?
Miriam Makeba ha solo venticinque anni quando nel 1957 scrive un successo che dieci anni dopo diventerà planetario e che in lingua xhosa significa “tocca tocca“, riferendosi a una danza tradizionale sudafricana.
La canzone parla di una ragazza, di una giovane donna che desidera essere felice… nonostante il governo, nonostante l’apartheid.
E sono proprio questa e altre composizioni a costare all’artista l’esilio per trent’anni e il divieto di diffusione dei suoi dischi per essersi opposta ai soprusi del regime.
Ma neanche questo è sufficiente a fermare Miriam Makeba, che continua a cantare gioie e dolori della sua terra anche all’estero, accogliendo il favore di tutti.
Una donna che – attraverso la musica – ha dedicato la sua vita alla lotta. Una musicista che non si è mai arresa alle ingiustizie. Un simbolo per il Sudafrica e per il mondo intero.
Essere un'artista nel Sudafrica dell'apartheid
La carriera di Miriam Makeba è connessa in maniera intrinseca alla storia del Sudafrica di metà Novecento.
Nata a Johannesburg negli anni Trenta, fin da giovane sperimenta in prima persona l’instaurarsi dell’apartheid, un regime discriminatorio attuato dal popolo bianco e durato dai suoi diciotto ai sessantadue anni, quasi per l’intera vita dell’artista.
Miriam Makeba comprende presto l’importanza di impegnarsi a voler rendere il proprio paese un luogo giusto e democratico, dove – qualunque sia il colore della pelle – si goda degli stessi diritti.
Cosa che all’epoca non era affatto scontata: se nascevi con la pelle scura, la tua vita era condannata alle ingiustizie e alla prevaricazione da parte dei bianchi.
Con la sua voce calda, canta il dolore del suo popolo e degli oppressi di tutto il mondo, diventando un simbolo della lotta.
Un riconoscimento che la costringe all’esilio. Il governo di Pretoria, non potendo sopportare l’influenza e il potere della sua musica, decide di allontanarla dal Sudafrica per trent’anni.
E l’unica speranza che Miriam Makeba nutre per un mondo migliore è grazie all’amicizia con NELSON MANDELA e alla vicinanza all’African National Congress.
Un rapporto di reciproca stima che la convincerà a rientrare nel 1990, a esilio finito, nella sua terra natale.
La carriera all'estero (con uno sguardo rivolto in patria)
Durante gli anni lontana dal suo Sudafrica, Miriam Makeba vive tra Londra e gli Stati Uniti.
Attenta da un lato a quello che succede in patria e dall’altro immersa nel mondo occidentale, l’artista si impegna con tutte le sue energie nelle cause umanitarie, diventando una stella di fama mondiale.
Dai concerti agli album, ogni sua produzione è un successo, grazie anche al supporto del musicista e attivista dei diritti civili Harry Belafonte.
Dopo una battuta d’arresto dovuta al matrimonio con Stokely Carmichael, attivista politico visto non di buon occhio negli Stati Uniti, la carriera di Miriam Makeba torna alla ribalta, firmando collaborazioni con artisti del calibro di Paul Simon ed esibendosi in tutto il mondo.
Nella sua vita viene insignita di diversi premi per la sua musica – tra cui un Grammy, il primo vinto da una donna africana – e per il suo impegno sociale, come la Medaglia Otto Hahn per la Pace.
Ed è all’estero che Mama Afrika – così veniva chiamata – si spegne definitivamente nel 2008, subito dopo un concerto tenuto a Castel Volturno contro le mafie e il razzismo.
Miriam Makeba, una combattente fino alla fine.
Non si può quindi visitare un paese complesso come il Sudafrica senza conoscere la storia delle persone che hanno contribuito a renderlo un posto migliore, senza dimenticarsi però dei fantasmi del suo passato.
Una visita al MUSEO DELL’APARTHEID di Johannesburg permette di vivere un’esperienza emozionante per comprendere al meglio questa tragica parentesi storica.
