In breve
Il film “Libere, disobbedienti, innamorate” racconta il destino intrecciato di tre donne palestinesi nella Tel Aviv alternativa, alla ricerca del loro posto nella società. Tre ragazze distanti tra loro, ma che capiranno che è l’unione a fare la forza.
Esperienza suggerita: comprendi da vicino il ruolo della giovane generazione degli arabo-israeliani attraverso la storia di tre donne forti.
Tempo di lettura: 3 minuti.
Libere.
Disobbedienti.
Innamorate.
Tre aggettivi per descrivere le tre donne protagoniste dell’opera prima della regista di origine palestinese Maysaloun Hamoud, premiata a Toronto, a San Sebastian e all’Haifa Film Festival.
Tre ragazze così diverse, ma in fondo così simili, unite dallo stesso sentimento di ribellione verso i rigidi retaggi della società.
Tre storie che si intrecciano mostrando un lato poco conosciuto di Israele e di Tel Aviv, fatto di giovani alla ricerca del proprio posto nel mondo.
Una pellicola che rompe i tabù del cinema tradizionale e del dualismo israelo-palestinese, prodotta da Israele ma raccontata in lingua araba.
Tre donne, tre storie, tre destini incrociati
Un’avvocato, una dj e una studentessa di informatica.
Un’araba emancipata, una palestinese di fede cristiana e una musulmana osservante.
Tre donne che non potrebbero essere più lontane tra loro condividono un appartamento nel centro della Tel Aviv della cultura underground.
Se le prime due – Laila e Salma – sembrano portare avanti con fierezza il loro ruolo di donne (apparentemente) emancipate, la timida Nour, nascosta dietro al suo velo, si scontra per la prima volta con la modernità e il dinamismo di una grande città.
Ma dietro alla sicurezza esteriore, anche Laila e Salma sono in realtà disorientate all’interno della società, alla ricerca continua della propria identità.
Un’identità che fa rima con libertà.
Libertà di essere donne, libertà di essere giovani e sognatrici, libertà di essere indipendenti.
Ma il prezzo per tutto questo è alto, in una città che è la più avanguardista di Israele, ma dove essere donne e per di più palestinesi non è semplice.
L'unione fa la forza
Vivere o sopravvivere?
Questo è il dilemma che sembra essere alla base delle scelte delle tre protagoniste femminili.
Determinate a non cambiare e a rimanere se stesse, costi quel che costi, lottano ogni giorno per la loro autonomia.
Una lotta contro le oppressioni maschili, forti in una realtà patriarcale in cui la donna esiste solo in relazione all’uomo.
Una lotta contro il giudizio della famiglia e della comunità, che non accettano il loro voler prendere le distanze dalla rigida cultura tradizionale.
Una lotta contro le etichette, che soffocano la loro vera natura.
E Laila, Salma e Nour scoprono che solamente insieme possono essere più forti, confortandosi a vicenda nelle sfide che la vita pone loro davanti. Anche quelle più dure.
Basta poco al pubblico per trovarsi a parteggiare per le ragazze, contro la rigidità di una società conservatrice, dove è il mondo maschile a uscirne sconfitto, di fronte all’inarrestabile decisione femminile a proteggere il proprio ruolo.
Bar Bahr, il titolo originale, significa quel luogo che si trova tra terra e mare – nel mezzo appunto – a indicare lo smarrimento e la difficoltà a collocarsi all’interno della società della generazione taciuta degli arabo-israeliani.
E il film congeda lo spettatore alludendo a una domanda: quale sarà il futuro di questa terra e della sua popolazione più giovane?
Sei curioso di conoscere altre storie che raccontato Israele e la Palestina? Il film WAJIB – INVITO AL MATRIMONIO è quello che fa per te.
