INDONESIA TRA BUDDHISMO E INDUISMO: BOROBUDUR E PRAMBANAN

Borobudur

In breve

Sull’isola di Java, in Indonesia, sorgono due tra i luoghi sacri più affascinanti al mondo: Borobudur – tempio buddhista – e Prambanan – complesso induista. Ma qual è la loro storia? Da dove deriva quell’aria magica che si prova passeggiando attraverso? 

Esperienza suggerita: perditi nel misticismo dei templi di Borobudur e Prambanan.

Tempo di lettura: 6 minuti.

Un’emozione imperdibile che vale il viaggio in Indonesia è sicuramente la visita ai templi di Borobudur e Prambanan sull’isola di Java.

Simbolo rispettivamente del buddhismo e dell’induismo, questi luoghi sacri avvolti dalla storia e dal mistero permettono a ogni visitatore di rivivere perfettamente le ambizioni di due grandi religioni che hanno coesistito per secoli sull’isola indonesiana.

Coesistenza, ma anche competizione: se Borobudur – il tempio buddista più grande al mondo – fu costruito nel IX secolo d.C, meno di un secolo dopo la dinastia rivale rispose innalzando l’imponente complesso induista di Prambanan.

Ma cosa sappiamo di questi luoghi magici?

Borobudur, monumento buddhista

Se Angkor Wat in Cambogia o Bagan in Myanmar sono forse più famosi, Borobudur non ha nulla da invidiare agli altri edifici sacri del Sud-est asiatico.

Chiudi gli occhi e sogna di trovarti a quasi 11 mila chilometri da casa. È l’alba e mentre ti addentri nell’umidità della giungla più fitta, improvvisamente davanti a te – invaso dalla vegetazione – si erge un misterioso monumento colossale risalente a mille anni prima. Non sai di che cosa si tratti, ma la sua imponenza ti fa comprendere che sicuramente per qualcuno ha rappresentato qualcosa di importante.

Questo è lo scenario davanti al quale si sono trovati gli olandesi nell’Ottocento quando, dopo secoli, riscoprirono Borobudur che sembrava sparito nel nulla.

Ma è necessario fare un passo indietro…

Ci sono voluti circa un secolo, 60.000 metri cubi di pietra e 10.000 persone per costruire il luogo di culto buddhista edificato tra il 750 e l’850 d.C. per iniziativa dei sovrani della dinastia Sailendra.

Tuttavia in seguito al declino del Buddhismo, al trasferimento del potere a Java est e all’avvento delle dinastie islamiche, Borobudur venne abbandonato tanto da portare la popolazione a credere che non fosse mai esistito e che fosse frutto di una leggenda. Nei secoli il sito subì l’attacco della forza della natura e degli uomini che danneggiarono il monumento.

Quando gli olandesi lo riscoprirono, furono necessari numerosi interventi di restauro per ridargli la sua magnificenza originale. Ma l’operazione che lo riportò completamente in vita si tenne tra il 1973 e il 1983 – promossa dall’UNESCO per 25 milioni di dollari – e lo proclamò definitivamente patrimonio dell’umanità nel 1991.

Oggi Borobudur – il cui nome deriva da “Vihara Buddha Uhr” ossia “monastero buddista sulla collina” – appare in tutta la sua bellezza e magia, soprattutto se lo si visita con le prime luci del mattino.

Il monumento in pietra è una sorta di piramide a gradoni con una base quadrata di ben 118 metri per lato ed è completamente decorato con statue e bassorilievi che rappresentano la visione buddhista del cosmo, partendo dal mondo terreno e salendo verso il nirvana, il paradiso.

Concedersi qualche momento di solitudine nel silenzio degli stretti corridoi intarsiati, fino a raggiungere le campane poste sulla vetta che dominano la vegetazione circostante è un’esperienza davvero mistica.

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La risposta induista: Prambanan

Non lontano da Borobudur sorge Prambanan, un complesso di templi induisti – in origine circa 240 – che si estende per chilometri nei dintorni di Yogyakarta, testimonianza del lungo periodo in cui la cultura hindu fiorì a Java.

Costruito per celebrare il ritorno di una dinastia induista sull’isola indonesiana, Prambanan venne eretto tra l’VIII e il X secolo d.C. in risposta al monumentale sito buddhista, con cui condivide alcune peculiarità, ma da cui si differenzia per una storia avvolta ancora di più dal mistero.

Dopo la sua realizzazione, questo gruppo di templi spettacolari rimase in stato di abbandono per diversi secoli. Dai violenti terremoti alle razzie dei cacciatori di tesori e degli abitanti javanesi che sottrassero materiale edilizio per costruire le proprie abitazioni: l’unica soluzione per restituirgli l’antico splendore era un completo restauro.

Finalmente, nel 1991, Prambanan aveva recuperato il suo aspetto originale e – come Borobudur venne dichiarato patrimonio UNESCO

Oggi il complesso induista si presenta in tutta la sua imponenza, nonostante il terremoto del 2006 lo danneggiò nuovamente.

Camminando tra i templi, la sensazione è quella di sentirsi microscopici di fronte a tanta grandezza: monumenti scultorei sviluppati in altezza ed esuberanza decorativa rendono Prambanan uno dei più preziosi esempi di arte hindu. 

Il tempio principale e anche il più grande (è alto ben 47 metri!) è quello dedicato a Shiva, che svetta tra quelli di Visnù e Brahma. Tutti sono riccamente decorati e narrano episodi tratti dal Ramayana, uno dei più grandi poemi epici induisti, anche se è possibile scovare alcuni elementi buddhisti sia nella scultura che nell’architettura, probabilmente perché nel IX secolo le dinastie buddhista e hindu si unirono a seguito di un matrimonio.

Perciò anche se molti identificano l’Indonesia unicamente con Bali, percorrere il così detto “giardino di Java” con le sue strade che attraversano risaie e kampung – i villaggi – per raggiungere i templi, attraversare la giungla e perdersi all’interno di due siti così unici ti farà conoscere una realtà ancora più autentica. Per me è stato così.

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