IL FILM “UNA DONNA FANTASTICA” E LA PAURA DEL DIVERSO

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In breve

Il film “Una donna fantastica” mostra il Cile della paura del diverso. Della paura verso chi ha scelto ascoltare le proprie pulsioni interiori, pur consapevole di andare incontro alla diffidenza della società. Una storia di rifiuto, e di riscatto, per riflettere su un tema universale. 

Esperienza suggerita: concediti un momento di riflessione con la visione del film “Una donna fantastica”, vincitore dell’Oscar al miglior film in lingua straniera.

Tempo di lettura: 3 minuti.

Una donna fantastica“. Una donna. Fantastica.

Questo è il messaggio che Sebastián Lelio, il regista del lungometraggio vincitore dell’Oscar al miglior film in lingua straniera nel 2018, vuole trasmettere attraverso il racconto delle vicende di Marina, transgender cilena protagonista della pellicola.

Una donna fantastica è quello che è Marina, ed è quello che più di tutto dovrebbe contare. Ma purtroppo non è così. In un Cile apparentemente moderno ed evoluto sembra che non ci sia posto per il diverso, per chi ha scelto di inseguire se stesso e la propria natura provando a non dare spazio a quello che pensano gli altri.

Ma è proprio quello che pensano gli altri, e il modo in cui si comportano, a provocare la sofferenza della protagonista, rimasta sola dopo la morte improvvisa dell’unica persona che l’abbia mai amata davvero per com’è.

Un film che lascia pensare alle conseguenze delle discriminazioni, ambientato in Cile, ma con un significato universale.

Prima che donna, un essere umano

Marina è una donna transgender, ma prima di tutto è un essere umano che desidera amare e essere amato, come tutti.

Trova la sua metà in Orlando, il compagno, che muore improvvisamente nel cuore della notte in seguito a un aneurisma e, da quel momento, la vita di Marina non sarà più la stessa. Quella tranquillità che aveva trovato nella persona amata, quel senso di sicurezza che le dava la forza di affrontare la società, la abbandona all’improvviso.

Ma il confronto più doloroso è quello con chi dovrebbe starle vicino in un momento così delicato e che, invece, cerca di allontanarla in ogni modo.

Costretta a rapportarsi con la famiglia di origine del fidanzato, incontra dall’altro lato incomprensione, diffidenza, ma soprattutto rifiuto. Rifiuto per il diverso, rifiuto per essere qualcuno lontano da ciò a cui si è abituati. E diritti negati, come negata è la possibilità di dare l’ultimo saluto all’amato.

Marina si scontra con il volto ipocrita del Cile, dove nessuno le crede, dove la sua parola e i suoi sentimenti non hanno valore, perché è la sua immagine a parlare per sé. Un’immagine diversa da ciò che è considerato “normale“, quando invece la normalità, si sa, non esiste, o meglio, la normalità ha una definizione propria per ciascuno di noi. E ognuno è libero di interpretarla come crede e di essere chi desidera.

Ma chi Marina desidera essere, non piace agli altri. O, almeno, non a tutti.

La soluzione è reagire

Allontanata da ogni tipo benevolenza e comprensione dall’atteggiamento di chiusura della borghesia cilena, Marina all’inizio soccombe impotente e senza le forze necessarie per difendersi, dimostrando quasi un’amara accettazione della situazione.

Un atteggiamento di chiusura emotiva, prima ancora che mentale, caratterizza le persone che la circondano, che non concepiscono come possa essere esistito un rapporto affettivo tra Orlando e Marina, due persone lontane di età e di cui una dal sesso inclassificato.

Per questo motivo la protagonista viene bullizzata e trattata con disprezzo, come a voler sottolineare la loro superiorità in quanto uomini e donne a tutti gli effetti, senza comprendere che non è l’aspetto esteriore quello che conta, ma l’anima interiore.

E Marina è una donna fantastica, dentro, ma anche fuori, dotata di una sensibilità e di un’empatia fuori dal comune, che si manifestano nel suo comportamento discreto. Solamente quando la sua dignità sarà calpestata quasi del tutto, finalmente capirà che solo reagendo alle ingiustizie è possibile emanciparsi come donna, ma soprattutto come persona.

Una donna fantastica” è un film sulla difficoltà delle relazioni, ma soprattutto sulla difficoltà dell’accettazione, ma che insegna che questa è l’unica strada per l’evoluzione della società. Una società in cui convivano personalità diverse, ma dove ognuno sia libero di essere chi vuole.

Provato da me